Senegal

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 Dal 1982 il Movimento delle Forze Democratiche nel Casamance (Mfdc), provincia meridionale del Paese, combatte per l'indipendenza di questa regione dal governo di Dakar. Sia l'Mfdc che l'esercito senegalese si sono resi responsabili di violenze contro la popolazione civile. Questo conflitto armato ha causato migliaia di morti, e va avanti nonostante i tentativi negoziali intrapresi negli ultimi anni. Gravissimo il problema delle mine anti-uomo che infestano le zone del conflitto.

Nel 2003 la guerra è finita: lo dichiara il numero due dei separatisti del Mfdc, Jean Marie François Biagui, in occasione della riunione in assise dei rappresentanti del gruppo ribelle, che si è tenuta a Ziguinchor, capitale della regione. Ma l'ala dura del movimento non ha partecipato all'assemblea generale, in aperta opposizione contro l'avvicinamento della dirigenza politica del Mdfc al governo di Dakar.

Se resta in sospeso il futuro del braccio armato dell'Mfdc, propenso alla linea dura, il gruppo politico si è dichiarato favorevole a nuove trattative con il governo per chiudere pacificamente la guerra indipendentista. 

La ricca regione del sud del Senegal, a maggioranza cristiana e animista, è dilaniata da un conflitto "a bassa intensità" che ha ucciso centinaia di persone nel corso di 25 anni di guerra. Recentemente gli scontri hanno coinvolto esercito e gruppi ribelli, spesso sbandati, dediti al banditismo per finanziare la propria lotta.

Dall’inizio del 2006 proseguono i combattimenti tra i ribelli della Casamance e le truppe della Guinea Bissau al confine con il Senegal : secondo le informazioni rese dall'agenzia Onu Irin, truppe regolari della Guinea Bissau sono state dislocate lungo la frontiera per cercare di contenere lo scontro in atto tra due fazioni del Mfdc. Durante gli scontri i miliziani hanno infatti sconfinato nella vicina Guinea Bissau innescando la reazione dell'esercito che tenta tra non poche difficoltà di respingere i ribelli.

Il gruppo oltranzista del Mfdc, guidato da Sali Sadio, ha disseminato di mine le strade della zona provocando incidenti mortali dovuti alle loro esplosioni. Saccheggi e rapine sono effettuati dai ribelli alla ricerca soprattutto di cibo.

Sono migliaia le persone che hanno abbandonato i loro villaggi per sfuggire ai combattimenti. Più di duemila si sono dirette a Ziguinchor, principale città della Casamance, mentre parecchie centinaia di profughi hanno trovato riparo in altre città della Guinea Bissau.

Già dal dicembre dal 2004 gli indipendentisti avevano deciso di deporre le armi e di firmare un accordo di pace con il governo di Dakar, mentre Sadio e i suoi uomini sostengono una linea politica più radicale. Sembra che appunto da queste divergenze sia scoppiato lo scontro che ha portato allo sconfinamento di alcuni ribelli nella vicina Guinea Bissau. Altri combattimenti avvengono nel marzo del 2006 tra i soldati della Guinea ed una fazione del movimento separatista guidato da Sadio.

La situazione politica rimane tesa soprattutto dopo l'assassinio di Oumar Lamine Badji, Presidente del Consiglio Regionale di Ziguinchor, ucciso il 30 dicembre 2006 da uomini armati che hanno dichiarato di far parte dell'MFDC. Badji era una personalità molto conosciuta in Senegal ed uno dei più stretti collaboratori del Presidente Wade con cui fondò il PDS nel 1974. Inizialmente si è pensato ad una rappresaglia da parte del braccio armato del MFDC contrario ai colloqui di pace con il governo di Dakar ed alle attività di sminamento della regione di Zinguichor operate dall'esercito senegalese. Solamente nell'ultimo mese infatti, due soldati sono stati uccisi ed altri dodici sono stati feriti mentre effettuavano attività di sminamento. In realtà, alcuni giorni dopo l'assassinio, un portavoce dell'MFDC ha dichiarato la totale estraneità del suo gruppo ed ha condannato duramente l'omicidio di Badji non escludendo un regolamento di conti interno al partito stesso di Badji.

Il secondo evento di maggior rilievo di quest’ultimo periodo è la scomparsa di Augustin Diamacoune Senghor, il leader storico dell'MFDC, morto a Parigi all'età di 78 anni. Senghor era un sacerdote cattolico che fin dagli anni '50 si batteva con mezzi politici e diplomatici per ottenere l'indipendenza della regione del Casamance dalla Francia. Dopo la nascita del Senegal, Senghor ha continuato la sua battaglia pacifista e, nonostante le sue posizioni lo abbiano portato a trascorrere lunghi periodi nelle carceri di Dakar, non ha mai voluto appoggiare apertamente l'ala militare dell'MFDC che, a partire dal 1982, ha deciso di intraprendere la lotta armata. Segnhor comunque è sempre stato la figura carismatica dell'irredentismo del Casamance, la sua autorità morale riconosciuta sia dalla parte politica che da quella militare del movimento. La sua scomparsa complica la strada dei colloqui di pace in Casamance, anche se i vari gruppi armati che operano nella regione non sembrano rispondere più ad alcuna autorità centrale e questa è una delle ragioni per cui il Presidente Wade cerca di prendere contatto direttamente con i singoli capi guerriglia per giungere finalmente ad una pace definitiva.

 

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